Le vere vacanze le fai qui in Svezia! Intervista ad Antonio Moschetta

Antonio Moschetta, per gli amici Tonino, è molto noto agli italiani qui in Svezia. Infatti Tonino è stato per 44 anni il custode ed il factotum all’ambasciata italiana. Nel corso degli anni è stato al servizio dei tanti ambasciatori e del personale dell’ambasciata ma anche al servizio di tanti italiani che avevano bisogno del suo aiuto in tante occasioni. Tonino, persona gioviale e simpatica è andato in pensione da pochissimi mesi. Abbiamo voluto incontrarlo per un’intervista.

Da quanto tempo sei qui in Svezia e per quanti anni hai lavorato all’ambasciata
-Sono in Svezia dal 30 novembre 1969 e sono andato in pensione il 1 luglio 2013. Quindi sono qui da 44 anni. Sono contento del mio lavoro, ho lavorato con 15 ambasciatori, sempre trattato con rispetto e gentilezza che in alcuni casi è addirittura diventata amicizia. Però non soltanto con gli ambasciatori. al consolato ho incontrato molti italiani che ho cercato per quello che potevo di aiutare andando magari alla posta dopo l’orario di lavoro per sveltire al massimo le pratiche per passaporti e documenti. Piccole cose certo ma le ho sempre fatte con amore e piacere. Questa casa, la residenza, mi piace molto. Ricordo che andando in Italia per le vacanze mi veniva spesso la nostalgia di ritornare per ritrovare questi grandi spazi insomma di tornare a casa.

Quando sei venuto in Svezia nel 1969 sei venuto direttamente dall’Italia non eri stato in Svezia prima?
-No mai stato in Svezia però venivo da Copenaghen. Sono venuto qui con quella signora che sarebbe poi diventata mia moglie. All’inizio abitavamo all’ambasciata poi abbiamo trovato un appartamento.

Qualche aneddoto? Hai conosciuto e lavorato per 15 ambasciatori hai detto.
-Sì me li ricordo tutti: Belcredi, Natale, Valdettaro, Prunas, Ciarrapico, Borga, Forattini, Solari-Bozzi, Ferretti, Quaroni, Vinci Gigliucci, Caruso, Della Croce, Persiani, e Basile.

Che memoria! Quindi potrai raccontarci qualche aneddoto…
-Sì certo, sono tantissimi ma io non mi sono preparato…. Ricordo che dopo cinque anni di fidanzamento volevamo sposarci. L’ambasciatore era allora Fernando Natale un napoletano. Lui insisteva. “Ma perché sposarti adesso che sei ancora così giovane? Io mi sono sposato a 50 anni e ricordo che presi solo mezza giornata di ferie”. Io volevo prendermi 15 giorni di permesso… insomma era simpatico ma non voleva mai darmi le ferie, dicendo: “Ma qui è una vacanza continua. Perché andare a spendere soldi ed andare in vacanza?”. Tra tutti gli ambasciatori è stato quello che è durato più a lungo, 5 anni, gli altri molto di meno, chi 3 anni chi 2… Ancora: “ Ambasciatore vede vorrei andare a nord per vedere il sole di mezzanotte…” E lui: “Ma no perché spendere soldi, fai così, tu ti affacci alla finestra alle 10 se è nuvolo metti l’orologio avanti di due ore ed ecco il sole di mezzanotte”…

Incredibile…
-Però mi voleva bene. Come Vinci-Giglucci un marchigiano che, ogni volta che doveva partire, non lo faceva senza farmi cercare per salutarmi personalmente. Mi facevano arrossire insomma. Ma vorrei parlare anche di dirigenti come Gianfranco Manigrassi. Sono ormai passati vent’anni. Veniva da Vancouver in Canada, aveva una motocicletta molto bella, una Harley Davidson, e mi insegnò a guidarla! Mi voleva molto bene, mi trattava come un fratello. Mi raccontava della sua grave malattia, fu operato tre volte alla trachea prima di morire. Gli piaceva molto Stoccolma e, nonostante la sua malattia, nonostante che fosse vicino alla morte, era sempre allegro e disponibile. Mi invitava spesso a casa sua durante i week end, era un bravo pianista. La sua musica mi commuoveva ed io penso ancora a distanza di tanti anni alla sua gentilezza, al suo affetto senza riserve anche quando era sul punto di morire.

Sinceramente mi dispiace di essere in pensione. Perché in ambasciata io ci stavo bene; e sia gli ambasciatori che gli altri dipendenti sono sempre stati molto amichevoli verso di me.

Spesso mi capitava di rispondere al telefono, e ricordo quando morì Luciano Pavarotti, era una notizia che colpì molte persone qui in Svezia. Telefonavano per esprimere le proprie condoglianze. Ma davvero tante persone. Una mattina aprendo il cancello dell’ambasciata trovai dei mazzi di fiori lasciati da ammiratori svedesi in memoria del tenore italiano.

Un’altra telefonata, sempre tanti anni fa, fu quella di una svedese che aveva la figlia che si sposava a Varese. Allora non c’era internet ma la signora voleva assolutamente sapere le parole di una canzoncina che non so bene avrebbe voluto cantare al matrimonio: Papaveri e papere..” Lo sai che i paperi son alti, alti, alti e tu sei piccolina che cosa ci vuoi far”… Ed io dovetti cantargliela al telefono! Piccole cose, piccoli semplici aneddoti che però mi sono rimasti nella memoria e nel cuore.

Ma anche tuo figlio ha poi cominciato a lavorare come autista all’ambasciata…
Per dieci anni, ora ha smesso e me ne dispiace, ma è stato al servizio di diversi ambasciatori come autista. Lui conosce molto bene le strade della città quindi è stato un vantaggio per tutti. Un tempo, prima di mio figlio, si assumevano autisti di ruolo, che venivano direttamente dall’Italia e quando non sapevano come raggiungere un luogo subentravo io, ero il secondo autista. Ora non è più così. Si assumono persone del posto.

Ed ora, che fai ora?
Ora abbiamo più tempo mia moglie ed io per vedere la Svezia. Per tutti questi anni a parte l’Italia, sono quasi sempre rimasto qui a Stoccolma. Di recente abbiamo visitato l’arcipelago e siamo stai alcuni giorni aSandhamn. Tuttavia, dopo 9 mesi … ho ancora tanta nostalgia, e sono stato te lo assicuro felice per questo lavoro e anche fortunato. Da quando la Svezia è entrata in Europa molte cose sono cambiate anche per chi come noi lavorava all’ambasciata. Questo non soltanto perché tutti o quasi tutti i prodotti gastronomici che non si trovavano allora ora sono in ogni supermercato, ma anche nelle relazioni mi pare che siano diventate per tutti più semplici, meno procedure e più snellezza se posso dire così.

Ci furono ricordo anche delle manifestazioni politiche. Sì, da parte di quegli italiani che protestavano per le loro pensioni. Era al tempo dell’ambasciatore Valdettaro mi pare. Ricordo che venne durante quegli anni a farci visita Aldo Moro.

Lasciami ricordare anche Giacomo Oreglia che per molti anni è stato molto attivo sia all’ambasciata che all’istituto di Cultura. L’ambasciatore Ferretti lo chiamava Homo novus! Poi ho conosciuto i premi nobel: il fisicoCarlo Rubbia nel 1984, Eugenio Montale nel 1975, Dario Fo nel 1997.

Ora da pensionato voglio leggere i libri che tutte queste persone mi hanno regalato.

Ora i possiamo fare delle vacanze non legate alle ferie. Io vengo da un paese di montagna in provincia di Chieti, Roio del Sangro sulla Maiella ma è a mezz’ora di macchina dal mare. È il paese dei cuochi, l’aria è buonissima e si mangia bene. Prima andavamo direttamente in macchina ora invece andiamo in aereo fino a Pescara e poi in macchina fino al paese.

E poi si le letture che non son riuscito a fare prima. In ogni caso sono sempre al servizio dell’ambasciata se dovesse servire qualcosa anche se l’età si fa sentire anche per me. E chissà forse mi farà piacere iscrivermi a qualche associazione di italiani.

Intervista a cura di Guido Zeccola