Lecite domande


L’Europa, rinchiusa nelle loro case, si sta interessando all’ “esperimento svedese”, ossia la strategia con cui la Svezia si sta confrontando con la crisi pandemica di CoViD-19.

Molti paesi sono critici, come la Danimarca, la Germania e la stessa Inghilterra, che inizialmente condivideva parte delle decisioni, ma che poi subito si è ravveduta quando la situazione gli stava scoppiando di mano.

Ecco la prima domanda da farsi è: quando la Svezia capirà se la situazione è già scoppiata in mano?

La situazione alla prima mattina del 3 aprile è questa: 5575 contagi, 307 morti e 339 persone in terapia intensiva (dati www.C19.se) la settimana scorsa si avevano poco più di 3000 casi.

Se ogni settimana si arriva a quasi il doppio dei contagi, e consideriamo il trend che si alza inesorabilmente, dovremmo forse pensare che la prossima settimana, arriveremo a circa 9000 contagi e che forse fra due settimane circa 18.000? Speriamo di no, però i numeri di solito sono molto onesti.

Un’altra domanda che ci si deve porre è: cosa succederà quando i posti in terapia intensiva saranno finiti?

A detta di quello che si è sentito da Taha Alexandersson “responsabile della commissione di crisi”, durante la giornaliera conferenza sulla pandemia, circa un terzo della totalità dei posti in terapia intensiva è disponibile, che significa che 2 terzi sono occupati. Piccoli trucchetti di manipolazione linguistica a parte, ancora una volta, la domanda è lecita, cosa succederà quando anche quel terzo sarà occupato?

Continuando con le domande, legittime da farsi, quando ci sarà il cambio di strategia? Soprattutto, ci sarà? Cosa dovremo aspettarci? Dovremo continuare ad andare in giro, a lavoro, a scuola (non tutte le scuole sono chiuse), dovremo sentirci ancora dire che va, nonostante tutto, bene?

Se questo esperimento svedese, nonostante vada controcorrente rispetto molti altri paesi, avrà ragione, ci guadagneremo tutti, ma la domanda principale è: vale la pena correre un rischio così alto? Ai posteri l’ardua sentenza

Uno Qualunque

Per “Il Lavoratore”