NON TUTTI I MIGRANTI DELLA UE SONO MENDICANTI

Sotto l’etichetta di migranti della UE, nei media svedesi, vengono mischiate categorie molto diverse: i rom di Romania, un gruppo poverissimo ed emarginato da secoli nel loro paese di origine, che costituisce un problema tutto particolare, o cittadini italiani, greci, spagnoli ecc. in cerca di lavoro, che fanno uso semplicemente della finalità di libera circolazione sancita dalla costituzione dell’Unione Europea, e che andrebbero a rigore chiamati cittadini dell’Unione non residenti.

E poi ci sono i veri “migranti della UE”: i cittadini di paesi terzi residenti in uno stato della UE con permesso di soggiorno illimitato. E´di questo ultimo gruppo che tratta questo articolo

Un gruppo di migranti della UE che sono stati a Stoccolma per vari mesi, e che provengono originariamente dalla Nigeria, dal Senegal, dal Ghana, che quasi tutti sono stati sei/sette o più anni in Italia (o in Spagna) hanno deciso qualche mese fa di organizzarsi per aiutare i loro connazionali appena arrivati a Stoccolma. Ed insieme per prendere in mano la propria situazione.

A differenza delle associazioni di solidarietà svedesi, sanno bene dove trovare i loro compatrioti. Li cercano in primo luogo alla Stazione Centrale, sotto certi ponti e in altri luoghi di pernottamento. Danno loro suggerimenti e consigli, dove trovare aiuto per i bisogni di base, che lavoro possono cercare e dove, che padroni di casa debbono evitare ecc. Cercano anche di prendere contatto con i loro connazionali prima che partano (dall’Italia o dalla Spagna) perché non abbiano aspettative irrealistiche su ciò che li aspetta in Svezia.

Addirittura raccolgono soldi per pagare il viaggio di ritorno a coloro che non hanno nessuna possibilità di trovare lavoro qui, per esempio perché non sanno né svedese né inglese o non hanno il permesso di soggiorno giusto in un paese della UE.( Se si leggono sul sito del Ministero degli Interni in Italia i requisiti posti per ottenere il permesso di soggiorno illimitato, quali cinque anni di residenza con permesso di soggiorno, nessun soggiorno fuori d’Italia superiore a sei mesi, buste paga, dichiarazioni delle tasse, alloggio adatto, esame di lingua e chi più ne ha più ne metta, non sorprende che siano pochi ad averlo).

Hanno riunito una quarantina di soci e creato un’associazione. La sala del direttivo è una panchina della Stazione Centrale, nel direttivo c’è un presidente, un cassiere, un segretario, alcuni di loro vivono per strada. Comunicano tra loro via cellulare

Ora vogliono formalizzare l’associazione e hanno chiesto aiuto alla Stadsmissionen e ad altre associazioni di solidarietà per scrivere lo statuto e fare un’assemblea costituente che dovrebbe tenersi il prossimo 28 aprile.

Sono uomini orgogliosi, consapevoli dei loro diritti, non vogliono elemosina ma lavoro, la possibilità di imparare la lingua, di trovare forme di alloggio dignitose ed avere diritto all’assistenza sanitaria.

Vogliono anche  fare arrivare la loro voce  ai politici e a coloro che prendono decisioni, sia a livello svedese che della UE.

Informazione di fondo

In conseguenza della crisi economica in molti paesi della UE, è in aumento il numero di migranti della UE che arriva in Svezia. Molti di loro sono cittadini di paesi terzi con permesso di soggiorno illimitato e provengono in origine dalla Nigeria, dal Senegal, dal Ghana, dal Marocco e da altri paesi africani, hanno lavorato e vissuto anni in qualche paese della EU (principalmente l’Italia e la Spagna), a volte fino a 10-15 anni.

Sono stati i primi ad essere licenziati, il sussidio per la disoccupazione è terminato e i risparmi sono finiti. Molti vengono in Svezia. Hanno spesso una buona formazione professionale ed un’ampia esperienza di lavoro, hanno frequentato corsi di formazione professionale, di sicurezza sul lavoro, molti sanno l’inglese, oltre all’italiano e lo spagnolo.

Secondo la finalità della libera circolazione sancita dalla Costituzione europea hanno diritto di cercare lavoro in Svezia per tre/sei mesi. Non hanno però diritto all’assistenza sanitaria ( a meno che abbiano la tessera sanitaria europea che molti non hanno ricevuto o hanno trascurato di chiedere), non hanno diritto ai corsi di svedese SFI (riservati  a chi ha ottenuto il permesso di soggiorno), non hanno diritto di dormire nei dormitori comunali (quelli riservati ai migranti della UE hanno un numero estremamente limitato di posti).

Dormono per strada, presso conoscenti o finiscono vittime del mercato nero dell’alloggio dove spesso devono pagare 3 000 corone per una stanza o un posto letto, senza nessun contratto, con il rischio di essere sfrattati senza preavviso e spesso senza il diritto di dare l’indirizzo dove vivono come indirizzo postale.


Per ottenere il permesso di soggiorno in  Svezia, le agognate ”quattro cifre”, devono ottenere un contratto di lavoro di almeno un anno e guadagnare almeno 13 000 corone mensili prima della detrazione fiscale. 

Sono sfruttati sul mercato nero del lavoro, dove li pagano male e a volte trascurano di pagarli. Ma non hanno scelta, devono mandare soldi alla famiglia che spesso è rimasta in Italia o nel paese di origine.

Il mercato ”bianco” del lavoro è estremamente limitato per chi non sa lo svedese o almeno l’inglese e molti datori di lavoro non sanno neanche che è legale impiegare  un migrante in cerca di lavoro anche se non ha ancora il numero personale.

Per quanto riguarda i bisogni di base (doccia, colazione e pranzo, vestiti invernali, bucato) ricevono un po’ di aiuto da organizzazioni di solidarietà come Crossroads (che dipende dalla Stadsmissionen e dove li aiutano anche a tradurre i loro CV, a scrivere richieste di lavoro ecc.),  l’Esercito della Salvezza, la Croce Rossa ed altre. E una volta alla settimana possono andare all’ambulatorio gratuito di Läkare i Världen (Médecins du Monde).

Antonella Dolci