Siamo tutti migranti e molti di noi, come italiani all’estero, sono esposti a forme di precarietà più o meno intensa. Lo ricordiamo oggi 18 dicembre, nella data in cui Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò la Convenzione Internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie (1990). Questa comprende i principi ai quali gli stati appartenenti alle Nazioni Unite si impegnano a tutelare i lavoratori migranti e le loro famiglie dallo sfruttamento e dalle violazioni dei loro diritti negli stati in cui lavorano come cittadini stranieri. In particolare, si vogliono tutelare i diritti fondamentali dei lavoratori anche se irregolarmente soggiornanti, in quanto esseri umani, senza distinzioni di sesso, di razza, di colore, di lingua, di religione o di convinzione, di opinione politica o di qualunque altra opinione, d’origine nazionale, etnica o sociale, di nazionalità, di età, di situazione economica, patrimoniale, di situazione matrimoniale, di nascita o di qualunque altra situazione. Può sembrare scontato, eppure nessun paese a forte immigrazione dell’Europa occidentale, del Nordamerica o altri (come Australia, paesi arabi del golfo persico, India e Sud Africa) ha ancora firmato la Convenzione, nemmeno l’Italia e la Svezia. Il motivo per la resistenza ad accogliere questa Convenzione e a renderla legge da rispettare anche nei nostri paesi appare politico. La ratifica della Convenzione da parte di uno Stato dell’UE potrebbe apparire infatti un messaggio indirizzato direttamente ai milioni di lavoratori che oggi sono pronti a mettersi in viaggio verso il nostro continente e questo non è il messaggio che gli Stati europei vogliono trasmettere.
Riteniamo importante prendere un momento oggi per ricordare la pari dignità dei lavoratori migranti e lo sfruttamento che avviene anche negli stati europei, come mostrano sia gli studi dell’Agenzia Europea per i diritti fondamentali (FRA) con indagini in tutta l’UE in settori quali l’agricoltura, l’edilizia, il lavoro domestico, l’ospitalità, il manifatturiero e i trasporti, sia i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) per i quali il 77% dei migranti irregolari ha subito persecuzioni o conflitti nel proprio paese di origine e potrebbe essere stato costretto ad arrivare in Europa irregolarmente a causa della mancanza di alternative legali.
Riferimenti:
FRA: Protecting migrant workers from exploitation in the EU: workers’ perspectives (2019) https://fra.europa.eu/en/publication/2019/protecting-migrant-workers-exploitation-eu-workers-perspectives
OIM: Refugees’ and Irregular Migrants’ SelfSelection into Europe: Who Migrates Where? (2019) https://docs.iza.org/dp12800.pdf
Lara Olivetti
Associazione Fratelli Rosselli (Stoccolma)
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