Rinnovo COMITES: un’operazione in gran parte fallita
2/11/2014.
Pubblichiamo alcune parti dell’articolo della segreteria della FIEI (di cui la FILEF fa parte), pubblicato il 31 ottobre 2014 sul sito ufficiale della Federazione.
Forzati i tempi per indire le elezioni dei Comites. Contestabile la democraticità delle prossime elezioni. Molte importanti comunità non presenteranno nessuna lista o una lista sola.Troppe liste sono emanazione di partiti
politici e non delle comunità locali.
Nella gravissima emergenza sociale e occupazionale che attraversa il nostro paese i nodi strutturali da lungo tempo negati stanno venendo definitivamente al pettine; disoccupati, sottoccupati, lavoratori e pensionati con redditi appena sufficienti al proprio sostentamento, chiedono che il quadro politico che oggi sostiene il governo del paese sia modificato in modo decisivo e che si cambi direzione nelle politiche del governo.
Come FIEI, abbiamo sollecitato, come molti altri, al massimo impegno e alla massima partecipazione per il buon esito del rinnovo dei Comites. Si deve riconoscere, a posteriori che gli appelli di per sé, sono serviti a poco se le scelte fatte non raggiungono uno standard minimo di efficacia. Si è voluto forzare i tempi per il rinnovo dei Comites, pur in presenza di allarmi circa le inadeguate modalità ed i ridottissimi tempi con cui si era scelto di andare al voto. Si è voluto non prendere in esame l’allarme sulle gravi conseguenze che ne sarebbero discese per ciò che riguardava la composizione delle liste e ancor di più con riferimento all’entità della partecipazione dei cittadini.
Nessuna lista ,una lista sola o liste ispirate dai partiti stravolgono il senso della competizione elettorale
Il termine per la valutazione delle liste è scaduto il 29 ottobre. Il quadro che ne viene fuori, pur in mancanza di una comunicazione ufficiale del MAE che tarda ad arrivare, appare chiaro e inequivocabile: nelle circoscrizioni di Perth, Dublino, Atene, Detroit, Chicago, Nizza, Barcellona, Lisbona, Stoccolma, Vienna, Bangkok, Oslo, Praga, Edimburgo, Bucarest, non si svolgerà alcuna elezione per mancanza di liste. In numerose altre circoscrizioni (tra cui Londra, Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Madrid, Huston, New York, Toronto, La Paz, Wellington, Dubai, Tel Aviv, Fiume, Città del Messico) sarà presente un’unica lista. Siccome in questo caso, non vi sono competitori, saranno eletti tutti i componenti anche con pochissimi voti (a rigore bastano quelli dei sottoscrittori della lista stessa); quindi non vi sarà neanche bisogno di fare campagna elettorale. Il che crea una situazione davvero imbarazzante quanto alla democraticità di queste consultazioni. Per certi versi, in questi casi, sarebbe risultata più rappresentativa la designazione di membri dei Comites da parte del Console di pertinenza, in quanto lo stesso avrebbe dovuto quantomeno far riferimento al complesso delle organizzazioni più rappresentative presenti nelle singole circoscrizioni, come in passato è avvenuto nelle situazioni in cui alcuni paesi non permettevano il voto, ad esempio in Canada. Nelle altre circoscrizioni, le più grandi, (ma con esclusione delle sopracitate grandi capitali come Londra, New York, Rio de Janeiro, Madrid, Città del Messico), sono presenti più liste. Molte di queste, contrariamente allo spirito istitutivo della legge e a
quanto assicurato dai responsabili di partito, risultano invece essere emanazione diretta di partiti (in particolare PD in Europa e altri paesi e MAIE in America Latina) che ne hanno dato informazione ufficiale con comunicati stampa di partito. Dall’interno dei partiti politici, di fronte a questo dato desolante, sono venute fuori dichiarazioni di soddisfazione per il successo dell’operazione .
Poche centinaia gli iscritti, anche nelle maggiori circoscrizioni
Al momento in cui si scrive questo articolo mancano 20 giorni alla chiusura delle iscrizioni e da quello che trapela da qualche consolato, gli iscritti risultano essere davvero pochi. Nell’ordine di qualche centinaio nelle maggiori circoscrizioni. Si può legittimamente sostenere che si sta andando verso un successo oppure, più verosimilmente che si è in presenza di un flop annunziato che si è deciso di non evitare?
Sono molti quelli che hanno criticato la scelta del governo. Le critiche sono un indicatore eloquente dello scollamento forte, della diversissima sensibilità manifestata tra chi sta in Parlamento e chi sta nei territori; numerose organizzazioni grandi e piccole, numerosi presidenti di Comites, esponenti del mondo associativo avevano da tempo denunciato i rischi cui si andava incontro.
Massiccia riduzione di investimenti nel settore dell’emigrazione
In questi anni nel nostro ambito si è assistito alla più massiccia riduzione di spesa comparata con altri settori e si è trattato sempre di una riduzione di spesa che ha riguardato pezzi di welfare, diritti, gli investimenti nella risorsa emigrazione, mentre si è tagliato pochissimo della spesa burocratica, quella strutturale che anzi, in rapporto agli investimenti risulta forse maggiore di prima; si è iniziato con i tagli ai miseri contributi alle associazioni, poi alla lingua e cultura, è stata cancellata la formazione professionale, già ridotti in modo consistente i fondi per i patronati con le manovre di Monti, e si continua a ridurre. Non v’è chi non veda, invece, come si sia in fondo ad una crisi profonda che va avanti da anni e che non si supera con slogan e battute. Le scelte fatte in tema di rinnovo dei Comites rappresentano solo il più prossimo degli indicatori di una situazione che non regge più.