Quello che resta del giorno
15/01/2015.
Elena Basile
Una vita altrove
Newton Compton
Il lato oscuro di molti romanzi è che essi vogliono avere una conclusione ottimistica. Si tradiscono, vogliono trovare chi li ascolta ed essere approvati.
A volte si scrive un libro per osare una luce che nella vita reale dello scrittore non esiste. Quindi il libro” ottimista” a tutti i costi diventa una semplice clausola di stile, qualcosa di inutile, di pericoloso.
” Non voglio che ciò che accade accada come tu vuoi”, scriveva Epitteto,” ma voglio che ciò accada come deve accadere, e tu trascorrerai giorni felici”.
Una vita altrove è un romanzo dalla scrittura attenta, particolarmente curata, rara ai giorni nostri. A volte si scrive in maniera disinvolta, anche i grandi scrittori lo fanno, ma Elena Basile mantiene il controllo, indaga ed interroga con dolore, senza patos ma con tragica consapevolezza ed ironia.
Il racconto ha una trama intensa che si svolge in luoghi differenti e con una miriade di personaggi che ruotano intorno alla protagonista: Anna Morelli. La scrittrice la chiama ora Anna ora la signora Morelli come se volesse indicarne la duplicità: la parte sociale, nella signora Morelli, e la parte intima, personale, psichica, in Anna la donna alcolizzata.
Anna è consapevole che quello che è morto nella nostra coscienza è morto completamente. Per questo Anna diventa forse la coscienza della signora Morelli e della sua stessa vita allucinata dall’alcool e da una interioritá febbrile che non si arrende alla ariditá che la circonda.
Le donne di Anna Morelli
Ci sono molte donne nel romanzo, oltre ad Anna Morelli, c’è la sorella Enrica, cosi’ amata e cosi’ lontana “ murata viva” dalle sue proprie certezze, che morirà di cancro quasi in silenzio; e poi Bianca, un’amica fedele e premurosa, irraggiungibile tuttavia, “uno specchio” della solitudine di Anna; Sharia una fugace apparizione, una ragazza indiana che emana fascino e mistero nel suo modo di muoversi, nel suo sguardo. Mistero femminile da cui Anna è attratta ma anche terrorizzata; si limita, nel racconto, alla sola notazione come se parlandone potesse smascherare una verità che lei non potrebbe tollerare. Anna lascia Sharia, forse malata di tubercolosi, alle cure di un parente indiano ricco, in un ospedale cubano.
Ma soprattutto c e’ Martina Oisler, l’amica” africana”, l’unica che sembra ad Anna essere riuscita a salvare una propria integrita’ e alla quale la protagonista indirizza lettere nelle quali racconta un’altra storia vissuta tra Kenia e Madagascar. Nel ricordo del passato man mano spera di ristabilire un legame, di ritrovare un senso ad una vita in frammenti.
Gli uomini di Anna Morelli
Anna Morelli incontra o ricorda suo figlio Daniele” bello come un dio greco, biondo e forte, un pagano, come si divertiva a chiamarli lei, contenta di scorgere nel figlio i tratti pacati che lei non aveva mai avuto”. Il suo ex marito e padre di Daniele Robert, sempre in giro per il mondo che forse per questo pare interessare al figlio ancora di più che la madre. Uomo che in Anna provoca ancora sentimenti odi et amo. Anna soffre l’indifferenza ma non sembra mai essere indifferente per chi la circonda.
Lorenzo l’ex amante, mediocre intellettuale borghese che ritiene le poesie di Jim Morrison che Anna ama, datate: ” La borghesia è immortale, si ingoia tutto e prosegue il suo cammino…. eccolo lì invece il borghese di sempre, piccolo piccolo e invincibile, lo credevamo seppellito ed è invece intatto, rinfrancato da nuove energie succhiate chissà dove ed è lì senza vergogna, pronto a sentenziare, a liquidare tutto con un’alzata di spalle”.
Ma anche Anna è borghese; solo che ne prova in qualche modo disgusto e sa ribellarsi. Come quando, insieme all’amico e collega docente Guardiani, si reca ad un convegno ministeriale e scandalizza i burocrati presenti annunciando platealmente le proprie dimissioni tra lo sconcerto generale e la complicità ironica di Guardiani. L’amicizia con il professore è autentica, nata all’università e proseguita grazie ad una analoga, ma non simile, volontà di èpater le bourgeois.
Una vita altrove è un romanzo sulla vita di una donna sola ed in rivolta contro i suoi stessi affetti, forse anche contro quel dio assente e che lei non sembra mai cercare. Perché la fede ha ragione come l’incredulità. Essa esiste nonostante il disordine del mondo, le ingiustizie che vediamo, le miserie che fanno patire chi le soffre ma forse anche chi le vede, le malattie che capitano a chi non fa nulla di male e a chi non fa altro che del bene. Essa può riempire ogni vuoto, ma non è dimostrabile e nemmeno trasmettibile.
This is the end my only friend
E poi tanti altri personaggi e farei un torto al lettore se li elencassi tutti.
Una vita altrove (che si può acquistare nelle grandi librerie come la Feltrinelli e la Mondadori oppure on line su amazon ed altri siti, cercando su google) non è un romanzo autobiografico, anche se tracce di” vita reale” non possono mancare.
Elena Basile,(e lo avete giá capito, Ambasciatore di Italia in Svezia,) rivela con questo libro un talento letterario che seduce il lettore. Ha vinto diversi premi letterari e , come mi ha confessato, ha usato la scrittura per non perdere il contatto con la propria sensibilitá e fantasia nel corso di una vita diplomatica, talvolta stressante ed estraniante.
Una scrittrice che è una donna prima di tutto, che scrive come una donna di oggi, aggredita dal caos delle relazioni umane vissute all’interno di una realtà storica senza centro, senza assoluti, postmoderna e relativista che pare solo attendere, come Jim Morrison, la fine del giorno.
Guido Zeccola