La scomparsa di Anita Ekberg,
uno dei simboli della Dolce Vita italiana.
Anita Ekberg, icona mondiale della “Dolce Vita”, è stata una delle attrici che il cinema italiano ricorda con più affetto. Classe 1931, è stata Miss Svezia nel 1950, e dalla vita sentimentale ha avuto due mariti (Anthony Steel e Rik Van Nutter), una proposta di matrimonio da un innamoratissimo Frank Sinatra e flirt con Gianni Agnelli e Dino Risi.
Bellissima, sognante, audace. Una musa ispiratrice e un’icona di stile, Anita Ekberg è stata la protetta di Federico Fellini, e con lui ha girato una delle scene (il bagno in Fontana di Trevi con Marcello Mastroianni nel film del 1960 “La Dolce Vita”) che hanno fatto la storia del cinema italiano e di Roma.
In quell’epoca quella svedese bella come il sole tempestava il fiume dei neuroni degli italiani generando affluenti di meraviglie. Con lei e con Fellini, gli italiani impararono che la vita poteva essere gustosa, avvincente, ridente, non solo fatica e asprezze. Lo impararono dal cinema, dalle lotte, dalla poesia. La dolce vita.
Anita Ekberg, abitava in una tranquilla villa a Genzano, “dove – ricordava Fellini – vive come una divinità campestre, serena, tranquilla, imperturbabile, senza che il corso degli anni la turbi minimamente”.
Eppure l’icona che sprovincializzò i colori del nostro sesso timoroso è morta in povertà, inchiodata alla sedia a rotelle di una casa per anziani a sud di Roma, dopo una frattura al femore che non le permetteva più di camminare, e dopo che la sua casa era stata distrutta da un incendio e un furto.
Dall’ultima intervista di Fabrizio Roncone (Corriere della Sera del 27 settembre 2011): “Vuol sapere se mi sento un po’ sola? Sì, un po’ sì. Ma non ho rimpianti. Ho amato, pianto, sono stata pazza di felicità. Ho vinto e ho perso. Non ho un marito, non ho figli. Quella suorina che è entrata prima è diventata una mia cara amica”.
“Un anno fa, si spezzò il femore di sinistra… poi, a metà agosto, ha fatto crack il destro. L’operazione è andata bene, ora stanno cercando di rimettermi in piedi. E pensare che a Fellini piaceva moltissimo come camminavo. Dentro la Fontana di Trevi, durante le riprese, feci su e giù una notte intera, senza mai inciampare. Marcello invece aveva freddo e così vuotò una bottiglia di whisky. Cadde tre volte. E per tre volte furono costretti ad asciugarlo. Alla fine gli fecero indossare gli stivaloni da pesca sotto i pantaloni”.
“Non mi piace fare l’elenco delle proposte di matrimonio ricevute… Ho sempre pensato all’amore come a una faccenda privata. Con Gianni Agnelli abbiamo tenuto un segreto bellissimo per anni, finché un giornalista maleducato non pensò bene di scrivere tutto su un giornale”.
“L’unico vero amore della mia ‘dolce vita amara è stato un rapporto che è durato molto più a lungo di quanto si pensi”. “Si trattava di una storia d’amore vera,”. “All’inizio nessuno credeva nel rapporto, la moglie pensava che fosse un’avventura”. (lui era sposato dal 1953 con Marella Caracciolo). “Era un uomo meraviglioso. Un italiano di quelli che non ci sono più, l’italiano che una ragazza come me voleva incontrare: intelligente, ironico, attivo. Scherzava sempre, ma ha sofferto molto”. “L’ultimo ricordo che ho è quando ha detto per telefono che suo figlio si era suicidato”.
Allora Anitona negava di avere una relazione con lui, nonostante le voci che circolavano a quel tempo.
“Pensare che Giulietta Masina (moglie di Fellini) era gelosa, credeva che avessi una storia con il marito. Ci sono voluti anni perché Giulietta si convincesse che con Federico Fellini siamo stati solo amici”.
“Con Dino Risi andò diversamente: era lui che avrebbe voluto avere una storia con me, ma tra noi non c’è mai stato niente. Però lui insisteva… Così gli spedii un fax nel residence dove viveva. Scrissi: “Piccolo uomo, grande stronz…”.
E Fellini? “Un genio assoluto. Non ho mai capito quale fu il reale motivo che lo spinse a scegliermi come protagonista de “La dolce vita”. Va bene, ero stata eletta Miss Svezia, e questo forse sarebbe potuto bastare a tanti altri registi, non a lui. Lui leggeva nel cuore degli attori, e li dirigeva come fossero farfalle”.
“C’è poco della ‘dolce vita’ nella società di oggi. È la storia di una generazione perduta. Prima la gente aveva voglia di vivere, incontrare persone, comunicare, aveva la libertà di sognare. Ora sono chiuse tutte le serrature nelle loro case e nelle loro auto”.
Anni lontani, un secolo passato, passati anche i suoi uomini ufficiali, due mariti, i suoi amori clamorosi, “The Voice” e “l’Avvocato”, Sinatra e Agnelli, il primo la chiese in sposa, inutilmente, il secondo la strapazzò come un’utilitaria: “Tu non ama me, tu maiale italiano, io non ti ama più”.
In quell’ultima intervista c’era la nostalgia per la sua casa ai castelli Romani. “La notte mi addormento sognando di essere nella mia villa di Genzano, con Taurina, il mio pastore tedesco, e Hamai, l’alano più bello del mondo”.
“Le giornate sono infinite. La tivù non mi piace, è monotona, come pure i tiggì: sempre a raccontare del vostro premier sporcaccione. Ma perché l’avete votato per tutti questi anni? Anche ai miei tempi c’erano le raccomandazioni, ma non era obbligatorio passare nel letto di qualcuno per poter lavorare”.
Non ha avuto la fortuna di Marylin Monroe. Non è stata rapita in cielo come accadde all’attrice americana, bellissima allora e bellissima oggi perché non ne abbiamo conosciuto e visto, il tramonto.
s.c.